I valori
I valori che la Comunità della Casa promuove con il progetto Div.ergo
sono strettamente connessi all’irriducibilità della persona,
vista come libera e creatrice – prima di tutto – di relazioni con gli altri e con il mondo.
La parola, quella condivisa e Quella che crea e ri-crea costantemente la Vita, ha uno spazio irrinunciabile dove sono insieme giovani e giovani adulti con diversità mentale e soci della Comunità. Con la parola – favorita, provocata lì dove fa fatica a venir fuori, controllata quando invade tutto e diventa veicolo di alienazione dal presente vissuto con altri – gli affetti e i sentimenti di ognuno trovano quanto occorre loro per affiorare dalle profondità del proprio essere, emergere e crescere insieme alle relazioni con tanti, in particolare nell’incontro con diverse generazioni e in compagnia dei desideri di pienezza che ogni uomo, qualunque sia la sua età e la sua condizione, si porta dentro.
La diversità, bene riconosciuto lì dove, a prima vista, manca la possibilità della parità e dello scambio, è il valore che accompagna la scoperta di ciascuno come unico, aperto al bene e all’infinito, alla verità che guida verso la realizzazione del proprio volto. È il valore che apre la porta alla scoperta della reciprocità che, nella richiesta concreta di un altro – diretta o indiretta attraverso il suo vivere – fa rintracciare la necessità primaria di stabilire un legame, di essere a casa propria con altri. La diversità non è l’altro nome dei buchi da colmare negli altri, delle loro povertà cui fare fronte; la diversità è l’altro nome della fraternità, di quel tipo di legame che, solo, può cambiare la cifra del vivere della nostra cultura.
I valori della coscienza corale, della speranza condivisa e della passione per la Vita sono gli indicatori di percorso per attuare un’opposizione creativa al male sociale che separa gli uomini fra loro e dall’Assoluto. Prendendo le distanze dall’idea che si possa vivere solo come viviamo, che non siano possibili una rete salda e vera di relazioni con molti e un’economia diversa, che siamo davvero liberi e ci possiamo realizzare se lo facciamo da soli e, magari, approfittando di quanto gli altri ci possono dare, coltiviamo la certezza e la pratica di una felicità personale legata indissolubilmente al riconoscimento dell’altro e di tanti altri della loro vita e dei loro bisogni, della bellezza e della ricchezza del loro essere.