Per questo mi chiamo Giovanni. Div.ergo incontra Falcone
“Giovanni è venuto al mondo coi pugni chiusi come un pugile e gli è entrata dalla finestra una colomba, il simbolo della pace. Questa è la cosa strana, papà. - Non è strano. La pace non arriva mai in volo per conto suo, bisogna sempre conquistarla e difenderla, a volte anche con la forza.”
Luigi Garlando, Per questo mi chiamo Giovanni, BUR Rizzoli 2004
In questi ultimi anni a Div.ergo abbiamo spaziato con le nostre letture condivise. Nella nostra biblioteca trovano posto Il piccolo principe, la vita del tenore leccese Tito Schipa narrata in Tito, il cantante piccoletto, L’occhio del lupo di Daniel Pennac, e vari altri titoli.
In tempo di quarantena, i nostri quotidiani incontri telematici sono stati accompagnati dalla vita luminosa di Giovanni Falcone, raccontata con delicatezza da Luigi Garlando in Per questo mi chiamo Giovanni.
Nei due appuntamenti settimanali abbiamo familiarizzato con termini come mafia, omertà, cosche, maxiprocesso, legalità. Abbiamo messo a confronto la nostra reclusione forzata con quella liberamente scelta da Giovanni, immerso in una vita di quarantena permanente per via della sua lotta contro la mafia e per il bene comune. Ci siamo fatti guidare con la stessa curiosità del protagonista, un ragazzino a cui il padre spiega il perché del suo nome di battesimo – Giovanni, appunto – introducendolo alla straordinaria vicenda della lotta a Cosa nostra da parte del Pool Antimafia di Palermo, nella Sicilia degli anni ‘80-‘90.
Abbiamo percepito la fatica dell’intenso lavoro del pool, con le 600.000 pagine di documentazioni raccolte, e gioito per le sentenze al maxiprocesso. E poi tremato, sentendo il cerchio stringersi intorno al magistrato, per rimanere ammutoliti di fronte alle immagini di Capaci.
E ora eccoci all’ultimo punto. Abbiamo attraversato insieme una pagina importante della nostra storia, ne abbiamo fatto patrimonio comune. Qualcuno la chiama inclusione.
I nostri percorsi di lettura si svolgono all’interno del progetto “Liber Liberi 2.0”, sostenuto dal Comune di Lecce e dal CEPELL nell’ambito del programma “Lecce città che legge”. L’emergenza COVID-19 aveva costretto a sospendere questa iniziativa, ma la lettura riesce a unire anche a distanza.