Div.ergo ... sum

Div.ergo ...sum

Essere divergenti, essere sensibili ad un mondo in cui c’è posto per i sogni di tutti, essere partecipi di un cambiamento nel modo di concepire la disabilità. In breve “Div.ergo…sum!”.

Tutto questo è espressione dei desideri e dei progetti di Fondazione Div.ergo – ONLUS, che dal 2015 promuove l’inclusione sociale, culturale e lavorativa di persone con disabilità secondo i principi della Convenzione ONU su diritti delle persone con disabilità per consentire loro “di sviluppare e realizzare il loro potenziale creativo, artistico e intellettuale, non solo a proprio vantaggio, ma anche per l’arricchimento della società” (art. 30).

Div.ergo…sum!” è ciò che possono esclamare tutti coloro che non solo si ritrovano negli ideali di inclusione ma che in tanti modi, con il volontariato, con il sostegno economico o devolvendo alla nostra Fondazione il 5x1000 in dichiarazione dei redditi, acquistando i nostri prodotti, partecipando e diffondendo le nostre iniziative contribuiscono e vorranno aiutarci a realizzare un mondo in cui “si è uomini solo con gli altri”.

Quest’anno desideriamo raccontarvi le storie di chi, a vario titolo, partecipa di Div.ergo. “Div.ergo…sum!” nasce dalla collaborazione con l’Università “L. Bocconi” di Milano e dal lavoro di due studentesse, Cristina Minerba e Francesca Fabbri, che affiancate dalla tutor dott.ssa Silvia Blasi hanno svolto un tirocinio formativo presso la nostra Fondazione all’interno del programma “Dai un senso al profitto”. Un’iniziativa per far entrare i giovani studenti della prestigiosa università in contatto con i valori e il capitale sociale del Terzo Settore.

Due firme che valgono

firma

 Due nuovi contratti di lavoro per l’inclusione sociale.

Il 1° marzo 2024 Lucy e Arianna hanno iniziato la loro esperienza da dipendenti della Fondazione Div.ergo – ONLUS che per un anno garantirà loro un contratto part-time di 10 ore settimanali.

Così diventano 6 i contratti sottoscritti da persone con disabilità. Un traguardo che nel 2017, alla firma del primo, non pensavamo di raggiungere. Lucy e Arianna prenderanno confidenza con un’esperienza del tutto nuova per loro: buste paga, l’apertura del loro conto bancario, la richiesta di ferie o le certificazioni in caso di assenza per malattia…

Prassi che le proiettano in un nuovo ruolo sociale, quello di lavoratrici.

LAVORI O LAVORETTI – Workshop con il prof. Carlo Lepri sull'inclusione lavorativa

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 A che punto siamo nel percorso di emancipazione delle persone con disabilità da immagini che li inchiodano nel ruolo di semplici destinatari di politiche assistenziali e della loro piena inclusione nel mondo del lavoro?

Quanto ancora dovrà resistere l’alternativa di fatto tra diritto all’assistenza e diritto al lavoro? 

Quanto si protrarrà per i giovani con disabilità intellettiva il continuo ricorso ad esperienze di formazione post scolastiche che – spesso - difficilmente sfociano in veri percorsi lavorativi e che invece assumono la forma dell’espediente per occupare il tempo?

Infine: se il mercato non è disposto a pagare il costo dei beni sociali, in che modo è possibile realizzare e moltiplicare forme sostenibili di impresa sociale?

Queste le domande su cui si è discusso all’interno della conferenza “Lavoro o lavoretti? – esperienze, prospettive e ostacoli per l’inclusione lavorativa di persone con disabilità intellettiva” svoltasi a Lecce il 23 febbraio 2023, per cercare di individuare – con l’aiuto del prof. Carlo Lepri - i cambi di paradigma sociali e culturali e i passaggi legislativi necessari a tutelare l’effettivo e pieno esercizio dei diritti di cittadinanza secondo i principi di autodeterminazione e non discriminazione, in coerenza con la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, fatta a New York il 13 dicembre 2006, ratificata e resa esecutiva con legge 3 marzo 2009, n. 18.

Il lavoro, accanto al suo valore remunerativo, assume un carattere di generatore di benessere e di promozione della vita umana: è occasione di socializzazione, di stare con gli altri; è un organizzatore del tempo. Per questo molte esperienze di inclusione lavorativa che si riducono a poche ore a settimana rischiano di essere poco significative. Il lavoro, qualunque esso sia, è per ciascuno partecipazione al bene comune, il lavoro va fatto bene. Infine, il lavoro è fonte di identità, fa acquisire dei ruoli, una funzione sociale.

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