A Div.ergo facciamo sul serio!
Questa volta facciamo sul serio! Non c’è scampo per nessuno in laboratorio: parliamo di voi, carissimi clienti o visitatori affezionati ad un’idea bislacca della disabilità, quella che riduce le persone che hanno un qualunque handicap, specie se mentale, ad individui cui dividere per 4 l’età anagrafica.
Parliamo di voi, solo di voi che, entrando nel nostro laboratorio, guardate ciò che realizziamo e ne apprezzate l’esecuzione tecnica, la varietà cromatica, l’estro creativo, i tocchi raffinati e poi – osservando coloro che ne sono gli autori – fate una giravolta mentale di 180° ed esclamate: “Che sono belli questi lavoretti!”. Noi, quelli dall’altra parte di un tavolo da lavoro, ci guardiamo esterrefatti. “Probabilmente ho sentito male”, dice tra sé e sé un sopracciglio alzato. “Sicuramente è una parola straniera con una curiosa somiglianza, chi l’ha pronunciata voleva dire tutt’altro”, cavilla un labbro che si contorce lateralmente. Insomma, vi assicuriamo che talvolta facciamo di tutto per cercare di giustificarvi. Ma la ragione ha il sopravvento sulla bontà di cuore e quindi: “No! intendeva proprio dire lavoretti.”
Ma come?! Parliamo di dignità, di uno scambio umano paritario, di rispetto, e poi usate questi vezzeggiativi pseudo-coccolosi?
Ora vorremmo vedervi al colloquio scuola-famiglia con il prof di vostra figlia e dirgli con sguardo tenero che il suo è davvero un bel lavoretto. O complimentarvi con l’architetto che vi ha ristrutturato la cucina, che ha fatto davvero un bel lavoretto, proprio carino! O con il dentista, lodarlo per le devitalizzazioni eseguite, affermando, doloranti, che fa dei lavoretti proprio simpatici: penserà di aver esagerato con il protossido d’azoto!
Comprendiamo tante buone intenzioni, il cuore d’oro e una massiccia dose di sensibilità melensa, ma un giorno la goccia ha fatto tracimare il vaso. Quella candida signora che uscendo dal nostro laboratorio disse al marito: “Sono proprio dei bei LAVORETTINI”.
Non plus ultra, l’apice, il top, il massimo, l’irripetibile, incommensurabilmente impronunciabile.
Nasce così il nostro slogan: #bastalavoretti
Gianluca Marasco