Jeeves!
C’è poco da dire. Novecento è una testa dura come pochi.
Come Peppone, peraltro. Per fortuna che lui, almeno, ha Don Camillo, che lo fa ragionare con un po’ di forza e un po’ di astuzia. Che coppia quei due! Qualche giorno fa si sono visti di nuovo, e Giulio non s’è lasciato scappare l’occasione di incontrarli.
Ma l’amarezza per l’amicizia di Hans e Konradin… Quella non ha paragoni.
Sì, è vero, poi in qualche modo si sono ritrovati, ma quanta sofferenza per quell’amicizia così bella e presto sfiorita.
E poi c’è Jeeves. Ah, chi non vorrebbe un Jeeves accanto, qualcuno che si faccia sempre trovare pronto, che abbia una soluzione, che non ti faccia mai sentire del tutto perduto?
O, più prosaicamente, qualcuno che faccia le cose al posto tuo?
Caro, mi prendi le salviette? Cara, mi passi la resina color lavanda?
E lì, chi si ricorda di non abboccare subito all’amo di un collega che sta provando a dotarsi di maggiordomo a servizio, ha la battuta pronta. Lo sguardo rivolto altrove, le mani che battono un colpetto con eleganza, e:
Jeeves!
Chiamiamo Jeeves, ma Jeeves non arriva. Perché Jeeves, il maggiordomo tuttofare con una marcia in più, non c’è. Se non in quel mondo interiore che via via si allarga in ognuno degli artisti del Laboratorio per ospitare storie, personaggi, avventure, amicizie, nate dalla penna di qualche scrittore e giunte fino a noi, per diventare un patrimonio comune.
E insieme a Jeeves, in questo mondo sempre più popolato, ci sono il leggendario pianista sull’oceano col suo amico trombettista, il sindaco comunista di Brescello con il suo acerrimo amico, quel parroco che parla con il Crocifisso, e ancora due ragazzi tedeschi, separati da una enorme tragedia e ritrovatisi amici in modi e tempi inattesi, e Bertie, quell’aristocratico pasticcione che senza Jeeves non caverebbe un ragno dal buco.
Gli ultimi arrivati sono un trio niente male: un pacatissimo gentleman inglese, il suo domestico con trascorsi da trapezista e una giovane e bellissima principessa indiana. I tre si sono messi in testa di girare il mondo intero in meno di tre mesi, e non dispongono certo di aerei!
Una tribù variopinta, storie di ogni tempo e senza tempo.
In Laboratorio coltiviamo da un po’ il piacere della lettura. Non un piacere solitario, da gustare in silenzio nel proprio comodo cantuccio. Il nostro è un piacere collettivo, fatto di lettura ad alta voce e ascolto assorto, reazioni in tempo reale e commenti a freddo, appuntamenti attesi e puntate da recuperare quando si è stati assenti, memorie comuni e scoperte continue.
Leggere come abitudine di cura dell’interiorità, e allo stesso tempo come atto fortemente comunitario.
Ancora una pagina, dai, poi torniamo al lavoro.
Vito Paradiso