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Si chiude con grande entusiasmo la campagna di raccolta fondi su EPPELA: oltre 60 donatori e il traguardo raggiunto.

MSD Crowdcaring ha raddoppiato l'importo

GRAZIE!!!

Incontri nella storia

Jeeves!

novecento

C’è poco da dire. Novecento è una testa dura come pochi.

Come Peppone, peraltro. Per fortuna che lui, almeno, ha Don Camillo, che lo fa ragionare con un po’ di forza e un po’ di astuzia. Che coppia quei due! Qualche giorno fa si sono visti di nuovo, e Giulio non s’è lasciato scappare l’occasione di incontrarli.
Ma l’amarezza per l’amicizia di Hans e Konradin… Quella non ha paragoni.
Sì, è vero, poi in qualche modo si sono ritrovati, ma quanta sofferenza per quell’amicizia così bella e presto sfiorita.
E poi c’è Jeeves. Ah, chi non vorrebbe un Jeeves accanto, qualcuno che si faccia sempre trovare pronto, che abbia una soluzione, che non ti faccia mai sentire del tutto perduto?
O, più prosaicamente, qualcuno che faccia le cose al posto tuo?
Caro, mi prendi le salviette? Cara, mi passi la resina color lavanda?
E lì, chi si ricorda di non abboccare subito all’amo di un collega che sta provando a dotarsi di maggiordomo a servizio, ha la battuta pronta. Lo sguardo rivolto altrove, le mani che battono un colpetto con eleganza, e:

Jeeves!

Chiamiamo Jeeves, ma Jeeves non arriva. Perché Jeeves, il maggiordomo tuttofare con una marcia in più, non c’è. Se non in quel mondo interiore che via via si allarga in ognuno degli artisti del Laboratorio per ospitare storie, personaggi, avventure, amicizie, nate dalla penna di qualche scrittore e giunte fino a noi, per diventare un patrimonio comune.
E insieme a Jeeves, in questo mondo sempre più popolato, ci sono il leggendario pianista sull’oceano col suo amico trombettista, il sindaco comunista di Brescello con il suo acerrimo amico, quel parroco che parla con il Crocifisso, e ancora due ragazzi tedeschi, separati da una enorme tragedia e ritrovatisi amici in modi e tempi inattesi, e Bertie, quell’aristocratico pasticcione che senza Jeeves non caverebbe un ragno dal buco.
Gli ultimi arrivati sono un trio niente male: un pacatissimo gentleman inglese, il suo domestico con trascorsi da trapezista e una giovane e bellissima principessa indiana. I tre si sono messi in testa di girare il mondo intero in meno di tre mesi, e non dispongono certo di aerei!
Una tribù variopinta, storie di ogni tempo e senza tempo.
In Laboratorio coltiviamo da un po’ il piacere della lettura. Non un piacere solitario, da gustare in silenzio nel proprio comodo cantuccio. Il nostro è un piacere collettivo, fatto di lettura ad alta voce e ascolto assorto, reazioni in tempo reale e commenti a freddo, appuntamenti attesi e puntate da recuperare quando si è stati assenti, memorie comuni e scoperte continue.
Leggere come abitudine di cura dell’interiorità, e allo stesso tempo come atto fortemente comunitario.
Ancora una pagina, dai, poi torniamo al lavoro.

Vito Paradiso

Gli Impressionisti a Div.ergo - Le pennellate dei nostri artisti per raccontarne il fascino

impressionisti

È lì che ci aspetta. È al Musée d'Orsay, a Parigi. “E noi ci andremo a settembre!” anticipa Federica, neanche a cominciare l’intervista.

Cercheremo anche L’Atelier di Jean-Frédéric Bazille, l’ultima opera conosciuta all’interno del percorso sugli Impressionisti, assieme a tutti gli altri capolavori che da gennaio ad oggi hanno appassionato e illuminato gli occhi dei nostri di Div.ergo.

Nel quadro di Bazille i personaggi raffigurati, Monet, Manet, Zola, Maître formano un gruppo affiatato di artisti. Tra loro parlano, si confrontano, creano, si ritrovano, sono esperti ciascuno di materie e tecniche diverse, ma non per questo si contrastano a vicenda, anzi… l’essere nello stesso ambiente stimola, avere la stessa idea di arte intessuta di relazioni arricchisce ciascuno. Proprio come noi!

E poi, come è accaduto a Div.ergo, anche per gli Impressionisti c’è stato qualcuno – Paul Durand-Ruel – che ha creduto in loro.

Troppi paralleli per non indagare ulteriormente quale legame si è creato, ognuno svela il suo.

Per alcuni è di tipo biografico, come Aurora: “È bella la storia di Berthe Morisot, che, quando muore, affida la figlia e i suoi quadri all’amico poeta francese (Mallarmé), è un po’ come la storia della mia mamma. Gli ha dato quanto era di più prezioso!”.

Lucy e Arianna elencano varie opere senza riuscire a fare una classifica: “La mamma con la bambina per la tenerezza”, “La passeggiata con la mamma e il bambino”, “A me il quadro in cui c’erano tanti… (improvvisa illuminazione) La colazione dei canottieri, stavano come ad una festa!” conclude Lucy.

Federica si ricorda i dettagli: “Mi ricordo la trapezista nel quadro della barista (Il bar delle Folies-Bergère), non si vede! Devi stare attenta attenta.

Le tecniche poi.

Andrea: “Dipingevano con i colori, con la luce. Difficile da fare! Ho visto i quadri della chiesa ad ogni ora del giorno” (La cattedrale di Rouen).

Giulio: “A me è piaciuto il quadro di Bazille, perché c’è amicizia. Poi quando Dora e Gianna ci hanno chiesto di fare foto dello stesso posto in diverse ore del giorno… Con la luce si possono fare tante cose”. Pierluigi aggiunge: “Sì, che io stamattina alle 5 mi sono alzato ho visto la luce e mi ha ispirato a scrivere”.

Giuliano: “Degli impressionisti è bello il fatto che riuscissero a disegnare senza fare i contorni e a farle bene le cose. Io non ci riesco”.

Settembre. Parigi. Loro ci aspettano. Sarà un appuntamento atteso tra amici artisti.

Gianluca Marasco

Con buona pace di S. Oronzo

Con buona pace di S. Oronzo, abbiamo grandiosi progetti per il centro della città. Ma andiamo con ordine…
Si sa, Div.ergo è frequentatissimo dagli artisti: alcuni vengono di persona, altri li conosciamo attraverso le loro storie e le loro opere. Con qualcuno il feeling che si stabilisce è immediato. 
Gaudì è uno di questi: sarà perché l’artrite lo ha reso un po’ disabile, costringendolo a stare fermo a lungo, ma gli ha anche permesso di fare spazio ad abilità diverse (il disegno, la capacità di osservare); sarà perché ci ha colpito particolarmente il fatto che si sia scelto un maestro da cui imparare (ed è stato bello per noi dirci quali sono i nostri maestri); sarà che noi siamo sensibili a certi particolari e i nostri artisti si sono lasciati toccare dal modo in cui è morto.
Di certo le sue opere hanno suscitato stupore e meraviglia: i mille colori, le forme pittoresche, l’attenzione per i particolari, l’originalità delle creazioni, la capacità di essere imprevedibili. Ognuno dei nostri artisti, a partire dalla sua sensibilità, si è lasciato catturare da un aspetto diverso dell’arte di Gaudì: Tony ha chiesto se poteva rompere qualcuna delle nostre ceramiche per provare a riprodurre i suoi sgargianti mosaici; Pierluigi ha indagato a lungo sui particolari tecnici e sulle soluzioni costruttive delle sue opere; Federica si è dichiarata pronta a partire immediatamente per Barcellona; Laura è rimasta folgorata dall’uccellino finto che si librava nella cucina di casa Vicens grazie ad un ingegnoso sistema di correnti calde. E, come ogni artista che si rispetti, anche noi a Div.ergo siamo sempre pronti a creare. Fra una prova di mosaico e l’altra ci siamo chiesti: “Se potessimo costruire qualcosa come Gaudì, cosa sarebbe?” ed così che è nata “piazza Anawim” che, senza falsa modestia, i nostri hanno proposto di far sorgere al centro della città, soppiantando piazza s. Oronzo. 
L’abbiamo immaginata di forma circolare, disseminata di panchine a forma di esse – ovviamente ognuna con un decoro diverso (i papaveri di Tony, le spirali, i ritratti di Francesca, Mirò…) – dove ci si possa sedere a parlare a gruppetti, con i vicini –, con un grande orologio da un lato e al centro una grande fontana, detta delle tre civette. In posizione di rilievo, il monumento a Div.ergo: un intreccio di mani e un grande sole, perché il buio è triste. 
…Accettiamo benefattori per realizzare quest’opera.

Vito Paradiso e Giovanna Nuccio

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