Fotovolontario

Fotovolontario - Dora

Dora

Tutti dovrebbero avere la possibilità di essere ritratti dagli artisti di Div.ergo, con le parole prima che con i pennelli: è come ricevere una carezza o indossare l’abito della festa. Sia chiaro, nei nostri ritratti non mancano i luoghi comuni e gli sguardi di superficie. Ma basta attendere un po’, far circolare le parole, per cominciare a scivolare piano piano finché ci si trova, quasi senza accorgersene, a contemplare il cuore. Così, capita che se chiedi ai nostri amici di parlarti di Dora, tu senta ripeterti due o tre volte – a distanza di un minuto – è simpatica: non proprio il massimo dell’originalità. Ma ecco Laura che dà la prima pennellata: è seria sul lavoro, fa fare le cose come si deve, senza distrazioni.

Natale! aggiunge Francesca. Si riferisce ai serrati ritmi delle attività che Dora sta dettando, in vista delle festività. Ma non cominciate a pensare ad un mastino. Perché… è molto presente; quando ci sono cose difficili le chiediamo consiglio, continua Laura …e anche lei si lascia consigliare da noi.

Mi dice come devo colorare, ricorda Giuliano, e spiega bene le cose. C’è gratitudine, nelle loro parole: Dora dà la sicurezza della presenza, del ritmo del lavoro comune scandito nei giorni. Su di lei tutti possono appoggiarsi un po’, anche i più vivaci: io ero testarda, ma lei era più dura, racconta Federica pensando ai lunghi giorni passati assieme con le mani sulla pasta modellabile, specie quelli più difficili, quelli dei capricci che mettono tutti alla prova. È una maestrina, comanda sempre lei, ha sempre ragione lei: a Fabrizio non va tanto giù il fatto di dovere cedere e obbedire. Ma dopo qualche minuto si raddolcisce, e ammette: Io ero rabbioso, ma lei mi sbloccava con i suoi consigli. Rimbalzano le sue espressioni più tipiche – Operativi cinquanta tacche!, o più semplicemente Sbrigati! – e le mille forme della sua creatività: Laura apprezza il suo humor, e Giuliano le fa eco: Condivide le mie battute; Serena ammira la sua capacità di far rivivere Klimt, Calder e gli altri autori che incontriamo insieme. Tutti ricordano il giorno in cui è entrata sventolando un ventaglio per impersonare una visitatrice spagnola, in occasione del corso di lingua; Francesca esclama sorridendo: Fimi!, ad indicare la pasta modellabile che è il suo marchio di fabbrica.

Anche Pierluigi, che pure l’ha incrociata poche volte, dice la sua, dopo averci pensato un po’: Con lei ho lavorato poche volte. È molto onesta, ti mantiene dritto sulla cosa che devi fare. E conclude: Sono fiero di lei.

Vito Paradiso

Fotovolontario - Gigi

Gigi

Uno strumento può essere musicale. Pure una scala. Anche di un nome, di una lingua, di una parola si può dire che siano musicali. Poi c’è l’orecchio musicale.
A Div.ergo le licenze poetiche sono all’ordine del giorno, e ci sta che Pierluigi dica di Gigi: “È musicale”.

Se licenza poetica è, rispettiamola, e gustiamone la bellezza senza troppo volerne analizzare le sfumature di significato. Gigi è musicale. Certo, la sua passione per la musica, che mette a disposizione di tutti, c’entra eccome. Come dice Aurora, “Chi non lo conosce, conosce le sue canzoni”. Non andate a cercarle su Spotify o su Youtube, però, le canzoni di Gigi, perché, come ci sono canzoni nate per essere cantate sotto la doccia, e quelle perfette per accompagnare un viaggio in macchina, come ci sono i canti di chiesa e le canzoni da serenata, ci sono pure canzoni che si cantano e si ascoltano solo a Div.ergo. Non è che ne siamo gelosi. Laura, che pure di musica è appassionata, è molto chiara: quelle canzoni non le canti neppure a casa, le canti a Div.ergo, perché sono fatte delle parole che ci scambiamo, che ci accompagnano quando vogliamo fare insieme quattro passi nell’animo (“riguardano gli argomenti che facciamo”, dice lei). E per quelle parole Gigi trova sempre una melodia semplice su cui appoggiarle, perché sia più facile ricordarle e più facile pronunciarle insieme. Quelle canzoni ci uniscono come ci uniscono la storia che raccontano e i significati che custodiscono. Senza quelle canzoni “Div.ergo sarebbe triste, senza allegria”, sostiene Federica.

Sono ancora quelle canzoni che contribuiscono a rendere presente Gigi anche quando non c’è. Per Federica è così, quando insieme ascoltiamo le sue registrazioni: “Lo sentiamo al telefono, canta le canzoni”. Anche Aurora gli vorrebbe chiedere se è possibile scaricare le canzoni sul proprio cellulare, in modo da averle sempre sotto mano, e magari avere anche lui un po’ più vicino. Non che questo basti, eh! Lei stessa lo rimprovera: “Non viene mai”. Il corpo conta, eccome se conta quando si vuole qualcuno vicino. E con il corpo Gigi sa come farsi vicino. “Se fosse un oggetto, sarebbe un bracciale”, dice Pierluigi, “perché abbraccia”. “Mi prende per mano e mi rassicura”, gli fa eco dall’altra parte Federica.

Ah, un’ultima cosa. Rimanga tra noi: ma Gigi, che pure è musicale, non sa cantare granché bene. È lo stesso Pierluigi a lasciarselo sfuggire. “Canta abbastanza bene”. Abbastanza? Pierluigi si tappa la bocca, preferirebbe lasciar perdere, poi decide che la frittata è fatta e va fino in fondo. “Non mi piace il tono. Quando il ritmo è veloce, è troppo alto”. E poi è costretto ad aggiungere: “Quasi come me. Abbiamo un difetto in comune”. Andare a ritmo con gli altri, con tutti, è cosa che si impara, a Div.ergo. Tocca anche a chi è musicale.

Vito Paradiso

Fotovolontario - Gianluca

gianluca

Tic, tac, tic, tac. Nel silenzio, anche le lancette dell’orologio si fanno sentire. Un brutto segno per l’intervistatore. La chiacchierata potrebbe spegnersi senza che si sia riusciti a perforare la crosta dei complimenti di circostanza e dei rimproveri affettuosi. È simpatico (eccolo! non poteva mancare!), è disponibile… ci insegna tante cose… è esigente… E ancora, è disordinato! Figuratevi se Giulio può chiudere un occhio sul disordine.

Anche i tentativi di allargare il giro, chiamando in causa chi ancora si è espresso poco, vanno a vuoto.

È difficile parlare di Gianluca. Laura taglia la testa al toro e va dritto alla questione. E gli altri le fanno eco, confermando: Sì, è difficile, più difficile che parlare degli altri. E qui il ritratto potrebbe fermarsi, incompiuto. In genere non si riesce a parlare di qualcuno quando non lo si conosce o quando la relazione è assente o superficiale. Per Gianluca, però, non è così: lo dicono gli occhi dei nostri artisti, i sorrisi appena accennati. Sì, è difficile parlare di Gianluca, questo ritratto non sarà un dipinto, ma una scultura da scavare nella roccia e cesellare. Serve solo il colpo giusto.

Domanda: Come sarebbe Div.ergo se non ci fosse Gianluca?

Più ordinato, direbbero forse i maligni. Disorganizzato, dice invece Giuliano. Lui fa tante cose, gestisce gli ordini, parla con i clienti. È il responsabile, aggiungono gli altri.

Div.ergo non esisterebbe. È la risposta di Laura, precisa, pulita. Un colpo solo, la giusta venatura, e ti accorgi che la roccia sta diventando ritratto. Già, come fai ad immaginare Div.ergo senza Gianluca? Sarebbe male, negativo. Anche le parole escono storte dalla bocca di Giulio che cerca di descrivere questa fantasia.

Per adesso basta così, abbiamo lavorato abbastanza sull’opera. Ora lasciamo che sia l’opera a lavorare su di noi. E così, a distanza di un paio di giorni, riecco in mezzo a noi la scultura incompiuta: l’ha tirata fuori chi era assente l’altra volta, e vuole dire la sua. Ecco, proprio questo permanere tenace, nei nostri pensieri e nella nostra memoria, in questi due giorni, è un'altra scalpellata decisiva al ritratto di Gianluca. Ed è Laura, ancora lei, a strappare del tutto l’opera alla roccia che la trattiene e a portarla alla vista col cesello delle parole: Gianluca c’è anche quando non c’è.

In effetti, Gianluca sfugge spesso alla vista, per dare segno di sé con i passi su in deposito, con lo schianto di una tazza, o col rullare dei suoi piedi che quasi scivolano sugli scalini mentre scende le scale a tutta velocità. Sparisce, ti chiedi dov’è, e lo vedi riapparire dopo un po’ con del materiale appena acquistato o con la storia di un incontro appena fatto. Sfugge alla vista, come sfugge alle parole di chi dovrebbe descriverlo. Ma quell’assenza non smette di far esistere Div.ergo, perché, appunto, Gianluca c’è anche quando non c’è, e i nostri artisti questo lo sanno bene.

Vito Paradiso

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